La storia la fanno gli ultimi e non certo generali, sovrani e cardinali. Quante volte ce lo siamo ripetuti, è vero, eppure quante volte siamo riusciti a far passare questo messaggio? Da tre anni Cannibali e Re centra l’obiettivo, attraverso una pagina facebook seguitissima – al momento oltre 145mila like e una community che davvero interagisce – e due pubblicazioni, Cronache ribelli (almanacco di 250 storie che per ogni giorno, o gruppo di giorni, racconta episodi più o meno noti di resistenze e sovversioni) e L’Organizzazione (il primo tentativo di narrativa tout court, con il piglio da thriller e lo stile secco che ricordano Q dei Wu Ming), che da sole hanno venduto più di tremila copie.
Dalla loro il gruppo di storici, studiosi ed appassionati ha soprattutto il linguaggio scelto: essenziale, semplice, senza nulla concedere alle cattive sintesi ed allo stesso tempo senza sterminate analisi. La prova più evidente, insomma, che la narrazione può essere ancora strumento fondamentale per coinvolgere e divulgare. Raccontare l’ieri per capire l’oggi. Con lettori che diventano parte attiva di questo processo di riappropriazione collettiva, tra suggerimenti, spunti e ricerche in prima persona nelle bibliografie, sempre parziali, che vengono indicate.
Di ciò abbiamo discusso coi compagni di Cannibali e Re nella tappa di Palermo dello scorso 02 aprile, al circolo UAAR. Un’iniziativa che giungeva dopo un fitto minitour siciliano, non a caso in alcune della città che nel corso della propria storia hanno visto un ampio fronte di lotta e che hanno miriadi di storie da (ri)scoprire: Niscemi e Comiso, ad esempio, legate ancora una volta da un percorso comune di resistenza alla presenza militare Usa; Catania e Caltanissetta, crocevia di luoghi di reclusione dei migranti: nella città etnea Salvini ha mostrato il pugno duro sulla nave Diciotti, mentre in quella nissena insistono da 21 anni due centri di accoglienza ed un centro di permanenza per il rimpatrio che hanno fatto le fortune elettorali dei locali candidati leghisti, sempre all’insegna del più bieco razzismo.
L’iniziativa nel capoluogo siciliano ha mostrato, ancora una volta, che di storie di ribellione se ne sente sempre più il bisogno: in tanti e tante hanno partecipato e raccontato propri riferimenti e proprie prospettive rivoluzionarie Il caso ha voluto che la sede scelta fosse nel quartiere del Capo, tra i cui vicoli sotterranei lo scrittore Luigi Natoli ambientò più di cent’anni fa il capolavoro I Beati Paoli. Quello che indubbiamente è uno dei più grandi romanzi palermitani condivide con il libro L’Organizzazione le istanze di giustizia sociale di un gruppo misterioso e anonimo di persone che, al netto del fallimento delle istituzioni, portano avanti azioni di riscatto degli ultimi e degli emarginati. Un incrocio di Storia e storie forse non voluto ma che traccia una possibile via di ribellione. Mostrando che, oggi come ieri e domani, la scrittura può essere ancora rivoluzionaria.
Andrea Turco